Lungo la strada attorno a cui si sviluppa il paese di Finero, porta e confine, come dice il suo nome, tra la Valle Vigezzo e la Val Cannobina, sorge la chiesa parrocchiale dalle tipiche forme seicentesche con tetto in piode e portico antistante a tre fornici. Sotto di esso vi sono due dipinti: a sinistra la Madonna di Re e a destra la Pietà di Cannobio, a sottolineare anche attraverso il ricordo dei due grandi miracoli il ruolo di Finero a cerniera tra la Valle Vigezzo e la Valle Cannobina. Sopra la porta, nella lunetta, è dipinto S. Gottardo.
Fino alla metà del XVI secolo Finero faceva parte della parrocchia di Malesco, sorta prima del 1000. Per comodità dei fineresi, uno dei parroci di Malesco era obbligato a celebrare la Messa due volte la settimana (domenica e mercoledì) in una chiesetta situata in Piasca, nel bosco all’estremità del territorio di Malesco.
Nella seconda metà del 1500 i fineresi, edificata la loro chiesa, ottennero la separazione da Malesco, che ebbe luogo il 4 febbraio 1569, con decreto del Card. Serbelloni. Consacrata ed eretta a parrocchia, la chiesa venne dedicata a S. Gottardo Vescovo.
Fu modificata una prima volta nel 1691 con l’aggiunta dei due altari laterali; nel 1845 fu ristrutturata nella forma attuale. Nel 1876 la Confraternita del S.S. Sacramento fece costruire dietro la chiesa un oratorio che successivamente venne collegato alla sacrestia.
Il campanile, alto 36 metri fu costruito nel 1759. Le sei campane, aggiunte a fine ottocento, pesano in totale 3131 Kg.; sono fuse in bronzo e contengono una cospicua percentuale di argento che conferisce loro un suono particolarmente gradevole.
Il pronao fu aggiunto solo nella prima metà del XX secolo.