Addentrandosi nel cuore della piccola frazione di Orcesco, sul declivio montano che la ospita nella sua parte più elevata si incontra l’oratorio di San Carlo dalla curiosa architettura asimmetrica, che rivela interventi di ampliamento che si sono susseguiti nei secoli. Il visitatore si trova dapprima di fronte all’ingresso laterale, posto lungo la parete settentrionale dell’edificio, forse un tempo ingresso principale, proseguendo si giunge davanti alla facciata vera e propria. Anch’essa ha un disegno particolare: il modellato curvo della linea del tetto reca al centro un alto campaniletto a vela con un’unica campanella, mentre la facciata stessa è scandita da una finestrella cruciforme ed un’ampia finestra rettangolare con timpano a tutto sesto. La porta centrale è affiancata da due finestre devozionali.
L’origine dell’oratorio di San Carlo di Orcesco è legata alla famiglia Adorno, originaria di Genova, da dove fu esiliata nel 1528 alla presa di potere di Andrea Doria. Nel 1618 Giovanni Antonio Adorno espresse nel suo testamento la volontà di costruire l’oratorio, intitolandolo alla Beata Vergine di Loreto, come è ricordato dalla lunga iscrizione che compare sotto l’affresco più antico oggi lungo una parete laterale, un tempo probabilmente posto presso l’altare maggiore. Questo è ritenuto da taluni un indizio del fatto che l’oratorio ha cambiato orientamento in un momento successivo, quando mutò pure la dedicazione, assumendo quella a S. Carlo Borromeo. Nel 1704 fu fatto un ulteriore piccolo ingrandimento per permettere la posa del nuovo altare ligneo dorato, opera dello scultore Fiora.