Nel 1569, tra mille difficoltà frapposte dalla chiesa “matrice” furono fissate e approvate le modalità di separazione tra la chiesa di Santa Maria Maggiore e quella di San Silvestro di Druogno. Ma la comunità druognese non disponeva di fondi necessari per assicurare il sostentamento del parroco. Nel 1600 il vescovo Carlo Bescapé rese possibile l’effettiva separazione, stabilendo i termini in cui la nuova parrocchia avrebbe dovuto rendere “omaggio” alla vecchia, attraverso riconoscimenti e servigi. Questi obblighi generarono non pochi dissensi, soprattutto quando i parroci di Santa Maria iniziarono a non fare più il loro dovere: la lite giunse fino alla Curia di Novara, dove fu stabilito l’obbligo puro e semplice per i curati di Santa Maria di recarsi settimanalmente e celebrare la messa a Druogno.
Arte
La chiesa è a un’unica navata. Il pavimento è in pietra così come le balaustre che chiudono le cappelle. Queste ultime sono quattro. Appena fuori dal presbiterio si trovano le due piccole cappelle della Madonna delle Grazie e di S. Antonio da Padova, realizzate nel 1660. Lungo la parete nord si incontra la Cappella della Madonna del Rosario, che accoglie una tela con la Vergine, il Bambino, i Santi Domenico e Caterina e nella parte inferiore le anime del Purgatorio e due offerenti (firmato Emanuel Gosso pinxit Gaudiani). È anche conservato in essa un quadro raffigurante Sant’Antonio da Padova a Lisbona al processo del padre, accusato di omicidio, mentre fa testimoniare una donna da lui resuscitata, per scagionarlo. Il dipinto, del 1685, è opera di Gottardo Maes da Anversa, città in cui si era insediata una colonia di emigranti druognesi. Lungo la parete sud si incontra la Cappella di San Giuseppe e San Carlo contenente quattro grosse tele, una delle quali, San Carlo che comunica gli appestati, è liberamente tratta da un’opera di Tanzio da Varallo, conservata nella Collegiata di Domodossola. Altre due tele con l’Ultima Cena e lo Sposalizio della Vergine sono di Giovan Antonio Minoli di Gagnone.
Gli affreschi sulla volta e quelli dell’abside dell’altar maggiore sono opera di due grandi artisti vigezzini: Carlo Mellerio e Giacomo Rossetti. Il Mellerio nel Seicento ha realizzato gli affreschi entro cornici a stucco sulla volta della navata con simboli religiosi e San Silvestro, mentre il Rossetti alla fine del ‘700 ha affrescato il catino absidale con la Gloria di San Silvestro Papa, il presbiterio con la Natività e l’Adorazione dei Magi, mentre dietro l’altare ha raffigurato il Battesimo impartito a Costantino da S. Silvestro.
Devozione
San Silvestro non è molto conosciuto in zona, tanto che quella di Druogno risulta essere l’unica Chiesa ossolana a lui intitolata, ma poiché veniva implorato in “diabolicus incursus”, forse la sua presenza a Druogno è dovuta a una volontà di allontanare il pericolo di pestilenze e malattie. La sua biografia lo indica come il papa che fece guarire dalla lebbra l’imperatore Costantino e poi lo battezzò: un racconto leggendario. Silvestro fu papa dal 314 al 335 e durante il suo pontificato si svolse il Concilio Ecumenico di Nicea, dove venne condannata l’eresia ariana. La leggenda è stata generosa con Silvestro, rendendolo protagonista di numerosi episodi miracolosi: tra questi l’episodio del drago protetto dalle Vestali (simbolo pagano) che Silvestro avrebbe scovato e rinchiuso per sempre nella sua tana. Il 31 dicembre, San Silvestro, è il giorno in cui la sua salma fu deposta nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria a Roma. Lo si riconosce per le insegne pontificie, il bue come attributo principale e il drago come attributo secondario.