Alla fine dell’Ottocento lo spazio della chiesa di S. Maurizio non fu più sufficiente a garantire adeguata accoglienza ai pellegrini attirati dall’immagine miracolosa della Madonna del Sangue. L’energico parroco don Giovanni Antonio Peretti si impegnò allora per la realizzazione di un più ampio e maestoso santuario. Per fare spazio al nuovo Santuario furono demolite numerose case e stalle. Il grandioso progetto con i cupoloni bizantineggianti e archi a sesto acuto in stile neogotico dell’architetto bolognese Edoardo Collamarini fu attuato a partire del 1922, con la posa delle prime pietre, per concludersi il 5 agosto 1958 con l’inaugurazione del nuovo imponente edificio, perpendicolare alla chiesa di S. Maurizio, sulla quale si innesta all’altezza dell’altare della Madonna del Sangue, che può così essere visto anche dai devoti che partecipano alle celebrazioni nella “chiesa grande”.
Arte
La parte più ardita del tempio è sicuramente la cupola di 51 metri d’altezza. L’edificio, a tre navate, è arricchito da opere d’arte religiosa contemporanea. In primo luogo si incontrano le porte bronzee: la maggiore del 1962, eseguita dallo scultore di Borgomanero Luigi Fornara, raffigura la Madonna di Re e la Pietà miracolosa di Cannobio, insieme alla passione di Cristo. Le altre due porte della facciata (1985, Refugium peccatorum e Salus infirmorum) e quelle laterali (1988, Mater ecclesiae e Sinite parvulos) sono opera del novarese Luigi Teruggi. L’interno, spazioso e austero, è addolcito dalla luce colorata che penetra attraverso la vetrate istoriate, opera del padre Costantino Ruggeri. La grande cupola centrale ospita quattro tondi con gli Evangelisti, opera del pittore Vanni Rossi (1956), mentre lungo i pilastri della navata centrale si trovano formelle in rame con le stazioni della via Crucis opera di G.G. Del Forno. I numerosissimi ex voto appesi sulle pareti del Santuario, il più antico dei quali è datato 1658, testimoniano la grande e continua devozione. La pratica del donare gli ex voto al santuario è ancora molto attuale.
Devozione
La straordinaria devozione testimoniata dal Santuario si lega all’antica immagine della Madonna del latte, raffigurata seduta in trono con Gesù Bambino benedicente sulle ginocchia. Ai piedi dell’immagine un cartiglio annunzia il significato teologico della missione di Maria: “In gremio Matris sedet sapientia Patris” (“In grembo alla Madre stà la sapienza del Padre”). L’immagine fu infatti al centro di un evento miracoloso accaduto nel tardo pomeriggio del 29 aprile del 1494, quando un certo Giovanni Zuccone giocava con un amico alla “piodella” sulla piazzetta antistante la chiesa del paese. Il gioco consisteva nel porre sopra un bussolotto di legno una moneta per ciascun giocatore, che, colpendolo con una piodella (sasso rotondeggiante) cercava di spargere le monete intorno, facendole sue. Lo Zuccone quella sera era perdente e se la prese con la tranquilla immagine della Madonna sotto il porticato della chiesa, scagliò la “piodella” e la colpì in fronte. Subito dopo fuggì, pentito per l’atto sacrilego. Nella notte, alcuni passanti, transitando davanti alla chiesa, notarono un chiarore insolito sotto il porticato. Il mattino dopo fu un vecchietto di nome Bartolomeo a scoprire per primo l’avvenimento prodigioso. Nel gesto devoto di toccare l’immagine della Madonna e di baciarsi la mano, s’accorse con stupore che era bagnata di sangue. L’effusione di sangue, che secondo i racconti del tempo emanava un profumo soave, durò una ventina di giorni fino al 18 maggio. Attorno all’immagine della Madonna crebbe la devozione di tutta la valle e dell’intero territorio, dove nei secoli sono state raffigurate analoghe immagini della Madonna del Sangue in affreschi e cappellette. Dal 1998 la Madonna di Re è patrona del Parco Nazionale Valgrande. La festa del miracolo si svolge ogni anno dal 29 aprile al 1 maggio, con grande coinvolgimento della popolazione di tutta la Provincia.