La Chiesa di S. Stefano a Folsogno fu edificata alla fine del Seicento. Prima che fosse costruito l’edificio attuale, posto in un luogo più aperto e spazioso, l’oratorio si trovava nel centro del paese: fu poi trasformato nell’antica Casa del Comune. La ricca famiglia locale dei Sartoretti per garantire la vita religiosa dell’oratorio fondò una cappellania, dotata di beni e capitali: il cappellano doveva celebrare quattro messe alla settimana per gli abitanti di Folsogno. Nel 1860 la cappellania cessò e i beni furono incamerati dallo Stato. Iniziò così il degrado dell’Oratorio, che fu restaurato e riportato a nuova vita nel 1967-1969.
Arte
L’interno è semplice e luminoso. Ricchi cordoni e medaglioni di stucco si intrecciano e sottolineano le crociere della volta. La pala d’altare del 1685 raffigura la lapidazione di Santo Stefano. Il triplice sedile seicentesco proviene dalla Chiesa di Re, come pure gli altari in marmo.
La cappella laterale della Beata Vergine Immacolata fu fatta erigere dalla ricca famiglia Sartoretti, che commerciava in Germania e Italia: lo stemma della famiglia è visibile nel quadro che raffigura l’Immacolata tra San Carlo e San Bernardo Diacono. Gli affreschi della volta (Predicazione di Santo Stefano; S. Stefano distribuisce il pane; medaglione con la Fonte Mistica) sono l’ultima opera del pittore di Malesco Siro Pollini (1909-1969), che si ritrasse nella figura del monaco presente alla Predicazione di S. Stefano.
Devozione
S. Stefano è il primo martire cristiano e per questo viene celebrato subito dopo la nascita di Gesù, il 26 dicembre. Si suppone che fosse greco. Nel 33 o 34 ca., gli ebrei ellenistici, vedendo il gran numero di convertiti, sobillarono il popolo e accusarono Stefano di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”. Gli anziani e gli scribi lo catturarono e con falsi testimoni fu accusato. Il diacono Stefano pronunziò un lungo discorso, il più lungo degli ‘Atti degli Apostoli’, in cui ripercorse la Sacra Scrittura dove si testimoniava che il Signore aveva preparato per mezzo dei patriarchi e profeti l’avvento del Giusto.
Mentre il giovane diacono crollava insanguinato, lapidato degli sfrenati aguzzini, pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore non imputare loro questo peccato”.
Viene raffigurato in vesti di diacono, con la palma, simbolo del martirio.