La parrocchiale dell’Assunta di Santa Maria Maggiore fu la prima chiesa eretta in Valle Vigezzo, come risulta da una pergamena del 1022, sorse sicuramente prima dell’anno Mille, probabilmente già nel IX secolo, e inizialmente da essa dipendevano le comunità di Finero, Malesco, Zornasco, Craveggia, Vocogno, Toceno, Crana, Buttogno, Druogno, Albogno e Coimo. Dall’anno Mille in avanti le singole comunità iniziarono un processo di dissociazione dalla parrocchia principale, divenendo via via indipendenti.
La prima chiesa di Santa Maria doveva presentarsi con una struttura poco più grande di una cappella adibita al culto; poi, dal 1100 venne ampliata in stile romanico, come si desume anche da alcuni elementi architettonici superstiti.
La facciata dal semplice paramento murario in blocchi di pietra a vista racchiude ancora elementi superstiti dell’antica chiesa in stile romanico, costituiti dalla serie di archetti pensili che sottolineano il timpano, sostenuti da pilastrini decorati con motivi geometrici scolpiti, e dalla grande finestra a rosone. Altre due sculture architettoniche ricordano l’edificio più antico: una formella con figura mitologica, interpretata come un basilisco, murata al rovescio lungo la parete settentrionale dell’edificio, ed un leone stiloforo, un tempo certamente posto a decoro del portale d’ingresso, oggi conservato all’interno della chiesa. L’elemento che più di tutti conserva traccia della chiesa antica è però l’alto campanile, che, ad eccezione della cella campanaria e della terminazione, è ancora quello dell’edificio romanico, contraddistinto da struttura muraria in blocchi di pietra a vista e da cornici ad archetti pensili che ne scandiscono la superficie.
Lavori di ristrutturazione furono effettuati nel 1500 da maestranze lombarde: nella parte absidale si possono ancora vedere le finestre dalle cornici elegantemente modanate risalenti a quest’epoca. Nel 1628 un’insigne reliquia di San Carlo Borromeo fu donata dal cardinale Federico su istanza del Conte Carlo Borromeo, feudatario e Signore di Vigezzo. Tra il 1733 e il 1742 si crearono le condizioni per un completo rifacimento della parrocchiale, finanziato per lo più da Gian Paolo Femminis, il ricco emigrante inventore dell’acqua di Colonia. I lavori si protrassero per diversi anni e nel 1770 si tenne la consacrazione del nuovo edificio.
Arte
Il grandioso interno della chiesa, ad unica navata con colonne d’ordine corinzio, accoglie l’altare maggiore, in marmo di Carrara, culminante con la statua del Redentore, cui fa da sfondo il coro in noce del 1768. La Pala d’altare, con l’Assunzione della Vergine, ed il Presbiterio (con la Natività e la Transizione della Vergine, ai lati, ed il Tripudio per Maria assunta in cielo nel catino) sono stati affrescati da Giuseppe Mattia Borgnis (1701-1761). Da notare alcune figure nei costumi vigezzini tradizionali.
A destra dell’altare maggiore troviamo l’altare del SS. Crocifisso, l’altare della Madonna del Rosario e l’altare dedicato alla Madonna di Re con grande pala del Borgnis che riproduce la Madonna del Sangue.
A sinistra invece si incontrano l’altare dedicato agli angeli custodi, la cui pala rappresenta l’Arcangelo Raffaele, l’altare dedicato a San Carlo Borromeo ed infine l’altare dedicato alla Vergine Immacolata. Vicino alla porta d’ingresso si trova il Battistero costituito da una grande vasca in serpentino, sormontata da cupoletta artisticamente intarsiata in legno in stile tardo gotico.
Sempre il Borgnis dipinse anche il grandioso affresco della cupola centrale, con oltre quattrocento figure a grandezza naturale, che rappresenta la “Gloria di Maria in Cielo”. A metà Ottocento furono messi in opera ulteriori interventi di decoro, affidati al pittore Lorenzo Peretti di Buttogno, cui si devono gli affreschi del catino del portico di facciata con l’Assunzione della Vergine (1840), ed a Cristoforo Spigaglia, che realizzò le figure in monocromo a chiaro-scuro delle volte e delle pareti interne (1846).
Da notare sono anche le belle ed antiche panche in legno recanti gli stemmi delle principali famiglie vigezzine.
Devozione
La festa dell’Assunzione della Vergine, cui è dedicata la parrocchiale di Santa Maria, ricorre il 15 agosto e viene celebrata con una grande processione per le vie del paese con la statua in legno dorato e dipinto conservata nella parrocchiale. Si tratta di una delle feste mariane di più antica tradizione, celebrata sia in Occidente sia in Oriente. In essa si esalta la tradizione secondo cui l’Immacolata Vergine, preservata immune da ogni colpa originale, finito il corso della sua vita, fu assunta al cielo in anima e corpo, perché fosse più pienamente conforme a suo Figlio, vincitore del peccato e della morte. L’antica festa liturgica dell’Assunzione fu esplicitata e solennemente proclamata con la definizione dogmatica di Pio XII nel 1950.
Diversi momenti dell’assunzione di Maria sono proposti nelle rappresentazioni artistiche racchiuse nella chiesa di Santa Maria Maggiore: a partire dal portico con l’opera di Lorenzo Peretti, in cui la Vergine appare in un cielo coronato di nubi ed angeli, per arrivare alle volte della navata e del presbiterio, con l’attesa trionfale e l’incoronazione di Maria e, infine alla pala d’altare, con il momento preciso dell’Assunzione. Nella tela d’altare Maria sale al cielo trasportata su nubi dagli angeli, al di sopra di una tomba vuota intorno alla quale germogliano fiori. Gli apostoli, stupefatti, guardano verso l’alto.