L’Oratorio di San Rocco fu edificato nel 1534 come ex-voto della popolazione per lo scampato pericolo dalla peste del 1529-1530. Un documento scritto ricorda: “Olà – Viandante - sappi che tutti gli abitanti di questa cittadina profondamente memori dei benefici ricevuti correndo il quinto anno da quando infierì una terribile peste, questo tempietto eressero per voto e consacrarono al Dio Ottimo Massimo e a S. Rocco alle idi di agosto 1534. Battista da Legnano, abitante a Varese, dipinse questa opera”.
Arte
Il piccolo oratorio ha pianta rettangolare ed orientamento nord-sud.
Gli splendidi affreschi cinquecenteschi, opera di Battista da Legnano, coprono interamente le due pareti del corpo dell’edificio e narrano la vicenda terrena di San Rocco, suddivisa in dodici riquadri, forniti di cartiglio illustrativo. I sei quadri a sinistra, guardando verso l’altare, sono stati rimaneggiati nel 1894 da Luigi Morgari che ne ha in parte snaturato stile e colore e raffigurano alcuni episodi della vita giovanile del santo, dalla nascita, al dono dei suoi beni ai poveri, ai primi miracoli. I sei quadri di destra rappresentano invece la vita eremitica nel deserto, la cura degli ammalati di peste, la malattia e la prigionia del santo ed, infine, la morte.
Di minore pregio ed antichità sono la pala d’altare con la figura di S. Rocco e l’affresco del catino absidale con Trionfo di S. Rocco, opere di Antonio Menabene del 1761.
Devozione
San Rocco nacque a Montpellier a metà del Trecento da una famiglia nobile. Donati i suoi beni ai poveri partì per raggiungere Roma. Durante il pellegrinaggio si dedicò ad assistere gli appestati e a Piacenza venne contagiato egli stesso. Abbandonato da tutti, fu soccorso da un cane che si occupò di lui portandogli tutti i giorni da mangiare del pane fino alla guarigione. In seguito, durante il viaggio di ritorno, a Voghera, venne arrestato per spionaggio: poiché si rifiutava di svelare il proprio nome per non godere dei privilegi della nobile nascita, venne imprigionato e morì in prigione. Viene raffigurato vestito da pellegrino, con il tipico bastone, la conchiglia e le chiavi incrociate con il bubbone della peste su una coscia e il cagnolino al fianco. Si festeggia il 16 agosto.