L’ex monastero delle Orsoline con l’annessa chiesa di Santa Giustina si trova nel cuore di Cannobio, poco distante dal lungolago e dal santuario della SS. Pietà. Oggi il monastero è privatizzato e in ristrutturazione per ricavarvi abitazioni private, la chiesa, non più adibita al culto, è riconoscibile nell’architettura esterna e mantiene le decorazioni interne. L’area presbiteriale antica, rivolta regolarmente a est, è contraddistinta da una finestra crociforme, mentre la facciata con l’ingresso, posta sulla parete meridionale lungo la via pubblica, propone soluzioni architettoniche di gusto rinascimentale con la porta sormontata da un timpano, due finestrelle ad arco ai lati, e, tra le lesene, una grande finestra a lunetta tripartita.
Dal 1160 si hanno notizie dell’esistenza nel luogo di un monastero dei Frati Umiliati, che obbedivano alla regola benedettina, e di una chiesa dedicata a Santa Giustina. Nel 1569 con la soppressione dell’ordine fondatore da parte dell’Arcivescovo Carlo Borromeo, nel monastero si alternarono vari ordini religiosi: le Vergini di Sant’Orsola, poi le Agostiniane e, infine, nel 1837 le Orsoline. Trent’anni più tardi, con le “leggi Siccardi” che sopprimevano gli ordini e le congregazioni, il monastero passò al Regno d’Italia.
La Curia novarese, però, nel 1890 riacquistò il convento e così le Suore Orsoline si riappropriarono di tutta l’area del complesso religioso con l’annesso gioiello artistico e architettonico costituito dalla chiesa di Santa Giustina. Le religiose si dedicarono con grande impegno agli aspetti educativi della comunità, gestendo le scuole elementari nei primi anni del Novecento, dedicandosi poi all’attività di collegio e successivamente, fino ai primi anni novanta del Novecento, alle scuole medie superiori. Nel 2005 l’ordine delle Orsoline si congedò dalla comunità. Attualmente la struttura del convento è stata recuperata e riqualificata come complesso residenziale, mentre la chiesa è inutilizzata.
Arte
La parete esterna rivolta a est con finestra a croce rivela le origini medievali dell’edificio.
All’interno l’andito d’ingresso presenta vetrate policrome novecentesche con le figure di S. Agostino e S. Giustina, e affreschi, anch’essi del Novecento, opera di Mario Albertella, con figure dei Santi Francesco e Teresa in riquadri e, in tondi inseriti nelle lunette, Enrico ed Edoardo.
Nelle vele dalla volta sono raffigurati S. Amalia, S. Stanislao Kostra, S. Agnese, S. Giovanni Bergmans; in archi lungo le pareti S. Agostino, S. Chiara, S. Geltrude, S. Antonio da Padova, S. Luigi Gonzaga, S. Carlo Borromeo, S. Francesco di Sales, S. Rocco. Nella volta del presbiterio in un medaglione al centro è raffigurata la Gloria di S. Giustina; mentre nelle lunette laterali la Sacra Famiglia e Maria Bambina con S. Anna e Gioacchino.
L’altare marmoreo è separato da una vetrata dall’area un tempo adibita ad accogliere le monache. Ai lati dell’altare entro nicchie si trovano le sculture di S. Giuseppe e del S. Cuore di Gesù e sulle pareti del presbiterio quelle di S. Orsola e S. Angela Merici, fondatrice delle Orsoline.
Nell’attuale sacrestia, in origine area d’altare della chiesa primitiva, affreschi molto deteriorati datati al 1533 rappresentano al centro Santa Giustina, a destra il Crocifisso tra due santi; a sinistra la Natività. Su una parete laterale entro nicchia si trova la figura di S. Giustina, in stile del primo Cinquecento, nelle volte episodi della vita di S. Giacomo. La parte settentrionale esterna, che dà verso la piazza del Santuario, è occupata da un grande affresco di S. Orsola.
Devozione
Non è del tutto chiaro a quale delle due martiri di nome Giustina sia dedicata questa antica chiesa: se alla vergine di Padova, martirizzata il 7 ottobre del 304 durante la persecuzione di Diocleziano, o alla compagna di martirio del mago Cipriano, ricordata il 26 settembre. Tale confusione è testimoniata da documenti ancora nel primo novecento. Molto probabilmente si tratta della martire veneta che, appartenente a una distinta famiglia padovana, dopo il martirio fu sepolta fuori dalla città, nei pressi del teatro romano, dove poi verrà costruita una basilica. La diffusione della Congregazione benedettina di Santa Giustina, che elesse la martire come sua patrona, insieme con san Benedetto, contribuì a propagare il suo culto in Italia e in Europa.