Il borgo di Sant’Agata, nel quale sorge l’omonima chiesa, fino al 1928 comune indipendente, si trova a cinque chilometri da Cannobio, di cui oggi è frazione, e a tre chilometri dal confine con la Svizzera. Il paese è adagiato sul versante orientale del Monte Giove, a 473 m di altitudine. Fino al 1400 era chiamato Crimiala, in seguito prese nome dall’imponente chiesa di Sant’Agata che vi sorse a servizio di tutto il territorio circostante, detto Piaggio, comprendente numerosi piccoli nuclei sparsi, che per secoli vi fecero capo. L’edificio di vaste dimensioni in rapporto al centro abitato in cui sorge, è collocato ai margini di un terrazzo con ampia vista sul lago e sul borgo di Cannobio.
La prima consacrazione della chiesa di cui si abbia notizia risale al 1473, ma la presenza del piccolo campanile romanico, ora nascosto da costruzioni più recenti, rivela un’origine ben più antica. Esso è l’unica porzione dell’edificio romanico parzialmente conservata. Si trova addossato al lato settentrionale della prima campata dell’odierno edificio religioso e al lato orientale dell’attuale campanile, dalla cui altezza viene totalmente nascosto.
In un documento datato 1339 si accenna al Presbiter Cappellanus S. Agathe e, indirettamente, all’edificio originario, composto da due navate corrispondenti alla zona sudorientale dell’attuale chiesa, regolarmente orientate. Nel 1566, Sant’Agata venne eretta a parrocchiale da San Carlo Borromeo e venne nominato il primo parroco, Domenico Spinzio. Le visite pastorali del XVI secolo ci informano anche del fatto che, inizialmente, dalla chiesa di Sant’Agata dipendeva anche la chiesa di San Bartolomeo al Piaggio. Testimonianze nell’evoluzione successiva le troviamo nella sacrestia (un tempo zona absidale, oggi adibita a chiesa invernale) che conserva la volta dipinta con il Martirio di Sant'Agata (1759 – pittore locale)
Nella seconda metà del XVIII secolo, precisamente nel 1771, poiché la chiesa era considerata insufficiente per contenere la popolazione del borgo, vennero avviati i lavori di costruzione in forme ampliate, supportati dallo sforzo economico di tutta la comunità. La nuova chiesa, che ancora oggi possiamo vedere, venne aperta al culto il 22 ottobre 1784.
Molti degli uomini della comunità di S. Agata erano decoratori e lavoravano in Francia, Svizzera e Lombardia. Una grande testimonianza dell’abilità di questi decoratori la si trova nella chiesa di S. Agata, decorata tra il 1946 e il 1949 su progetto del pittore Mario Albertella, che fu affiancato da numerosi decoratori locali.
Oratorio della Madonna di San Luca - Sant’Agata
L’oratorio è situato lungo la strada che dal paese di Sant’Agata sale verso il Monte Giove.
Si tratta di una piccola costruzione al cui interno era conservato un quadro raffigurante la Vergine Maria con in braccio il Bambino Gesù, così come si trova dipinta sulla celebre tavola della Madonna di San Luca, venerata nell’omonimo famoso santuario che sorge sulla collina sovrastante la città di Bologna. Ai piedi della Vergine sono rappresentati l’evangelista Luca, ritenuto autore dell’icona e la martire Agata, patrona del borgo sottostante. Per preservarlo dai furti, il dipinto è stato trasferito presso la parrocchiale e sull’altare ne è stata collocata una copia. Non è certa l’epoca di costruzione dell’edificio, che sorge isolato rispetto ai centri abitati e la cui funzione era quindi quella di costituire un riferimento devozionale per coloro che transitavano verso gli alpeggi, specialmente nel periodo della transumanza. Un tempo infatti venivano celebrate presso questa chiesetta, oltre alla festa annuale, due Messe; una in primavera ed un'altra in autunno, quando le greggi appunto salivano e scendevano dagli alti pascoli estivi. La costruzione, preceduta da un piccolo portico, è completata da un campaniletto in pietra, con una campana offerta dal cavalier Aldo Bottini.
Arte
La chiesa attuale è a navata unica con quattro cappelle laterali.
L’altare maggiore in marmo, settecentesco, conserva come antepedium un affresco, staccato a massello dall’antica chiesa, raffigurante un’Imago pietatis, con il corpo esangue di Cristo che emerge dal sepolcro e gli strumenti della Passione. La pittura è stata avvicinata alla bottega di Antonio da Tradate, pittore varesino attivo in Canton Ticino e sulla sponda orientale del Verbano tra XV e XVI secolo. Come pala d’altare una grande tela barocca raffigura l’Immacolata con ai piedi una serie di santi (e lo stemma di una famiglia locale, forse Allemani), originariamente posta in un altare laterale e qui trasferita nel 1945.
Ai lati della navata si aprono quattro altari. A sinistra quelli della Beata Vergine del Carmelo e di Sant’Agata, a destra quelli del Crocefisso e di Sant’Antonio da Padova.
Nell’altare della Madonna del Carmine, eretto dall’omonima Confraternita costituita nel 1610, si trova oggi una statua realizzata nel 1941 in sostituzione della preziosa Madonna lignea vestita del XVII secolo, opera di maestranze aronesi, riposta in sacrestia; gli affreschi del XIX secolo sono del decoratore locale Francesco Caretti. L’altare di Sant’Antonio da Padova, la cui erezione fu promossa dalla Confraternita dedicata al santo sorta nel 1789, è stato affrescato nel XIX secolo dal decoratore cannobiese Vittore Branca e vi sono esposti una statua del santo acquistata a Milano e un quadro di S. Antonio fatto realizzare da Domenico Allemani nel 1786. Altri dipinti risultano fatti fare dallo stesso benefattore: lo Sposalizio della Vergine e S. Domenico, datati sempre 1786.
L’altare di Sant’Agata è il più recente, realizzato nel 1945 grazie alla munificenza del cav. Pietro Bottino. La statua in gesso che vi è collocata, risale al XIX secolo ed era prima esposta in un’altra cappella laterale. Le decorazioni sulla volta sono antiche, mentre sulle pareti laterali furono eseguite attorno alla metà del secolo scorso dal Prof. Mario Albertella e dal santagatese Giuseppe Piffero. Mentre il progetto dell’altare fu redatto dal Prof. Luigi Piffero.
Nella cappella del Crocifisso è esposta sopra l’altare una grande tela Seicentesca, mentre le pareti sono dipinte dal decoratoresantagatese Zanini Giuseppe.
Gli affreschi delle pareti e delle volte sono d’epoca recente (1947-1950), eseguiti da decoratori locali sotto la guida di Mario Albertella e Luigi Piffero.
All’ingresso a sinistra, dietro una cancellata, si trova il fonte battesimale con ciborio di legno intarsiato datato 1612. L’attuale organo, collocato nel 1852, è stato rimodernato negli anni successivi con 50 canne nuove. Sopra l’organo c’è una grande vetrata che raffigura Sant’Agata e il console Tiberio Claudio Quinziano, opera dei fratelli Luigi e Alfonso Piffero (1970).
Il vano orientato con abside ad est, un tempo navata della piccola chiesa di Sant’Agata, è stato in seguito inglobato come sacrestia della nuova chiesa ingrandita con mutato orientamento in senso nord-sud e nel 1962 adibita a cappella invernale, su progetto di Luigi Piffero. Le volte recando affreschi datati al 1759 con il Martirio di S. Agata e scene della sua vita. L’ambiente è illuminato da vetrate artistiche di Alfonso Piffero: una rappresenta i simboli del martirio (una palma e una corona) e una le virtù praticate da Sant’Agata, sotto forma di quattro fiori (giglio, zinnia, garofano, rosa).
Devozione
Agata nacque nei primi decenni del III secolo a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana. Ancora adolescente volle consacrarsi a Dio ma imprigionata dal proconsole di Catania Quinziano, in forza dell’editto di persecuzione dell’imperatore Decio, non cedette ai tentativi di seduzione dell’uomo, che l’avrebbero salvata. Egli la fece torturare, strappandole i seni con tenaglie ma, miracolosamente guarita da questo tormento per l’apparizione dell’apostolo Pietro, fu quindi messa al rogo, il 5 febbraio del 251. Il culto della santa, invocata contro le malattie del seno, contro il fuoco e come patrona dei fonditori e dei tessitori, è diffuso, fin dal medioevo, in tutta la cristianità. Viene festeggiata il 5 febbraio.