Giungendo al solatio versante montano che ospita Toceno, si incontra dapprima l’antico oratorio di Sant’Antonio da Padova, posto lungo la strada. Accoglie il visitatore con il portichetto a due colonne e pavimento lastricato e presenta in facciata le consuete finestrelle devozionali che affiancano il portale d’ingresso. Un piccolo campanile si imposta direttamente all’angolo sud occidentale del tetto in piode, mentre alcune cappelle di una via crucis settecentesca lo contornano sui lati occidentale e settentrionale.
L’oratorio di Sant’Antonio da Padova risale per lo meno agli inizi del Cinquecento e fu il primo edificio sacro di Toceno. Nel 1603, al momento della separazione della parrocchia di Toceno da Santa Maria Maggiore, divenne chiesa parrocchiale in attesa che venisse edificata la vicina e molto più ampia chiesa di Sant’Antonio Abate. Questa data è ricordata nell’iscrizione posta sopra il portale d’ingresso che menziona come la consacrazione a chiesa parrocchiale del 1603 avvenne ad opera del vescovo di Novara Carlo Bascapè.
Arte
L’interno dell’oratorio ad aula unica presenta un soffitto a capriate lignee, assolutamente originale per la Valle Vigezzo. L’altare è ornato da una ricca ancona lignea che ospita la statua di S. Antonio da Padova con il Bambino in braccio, secondo un’iconografia consueta per questo santo di cui si narra che avrebbe avuto l’apparizione del Bambin Gesù poco prima della morte. Nell’abside poligonale si conservano interessanti affreschi del pittore lombardo Battista da Legnano, realizzati nel 1525. Sugli spicchi della volta vediamo: al centro il Crocifisso, affiancato dalla Madonna e da San Giovanni; a sinistra S. Pietro e S. Antonio Abate; a destra S. Bartolomeo e S. Giacomo. Sull’arco antistante l’abside si trovano S. Sebastiano e S. Maria Maddalena. Sopra alla porta d’ingresso è affrescata un’Annunciazione.
Sul muro esterno rivolto a mezzogiorno si conservano una malinconica Pietà realizzata sullo stesso modello iconografico di quella di Cannobio e attribuito ai maestri Seregnesi (fine XV secolo) e un affresco raffigurante l’arma del vescovo Arcimboldi.
Devozione
S. Antonio nacque a Lisbona nel 1195 quindi, sebbene venga comunemente chiamato “Sant’Antonio da Padova”, questa denominazione non indica la sua originaria provenienza, bensì il luogo dove la sua attività fu più significativa e dove morì. Nel 1221 conobbe San Francesco che, ammirato della sua dottrina, lo chiamò “il mio vescovo”. La sua fama di santità e la forza di convinzione della sua predicazione lo spinsero a spostarsi in tutta Italia, mentre si diffondeva notizia dei suoi miracoli. La Chiesa nella persona del papa Gregorio IX, in considerazione della mole di miracoli attribuitagli, lo canonizzò dopo solo un anno dalla morte nel 1232. Viene raffigurato con il saio francescano e, sovente, anche con un libro tra le mani, segno della sua dottrina, o con il Bambino in braccio. Si festeggia il 13 giugno.