Le versioni sull’origine dell’oratorio sono contrastanti. Questi dubbi nascono in merito alla duplice dedica ai santi Antonio abate e Antonio da Padova. Lo storico Gubetta afferma senza dubbio alcuno che l’oratorio fu eretto nel 1674 e benedetto nel 1683. Documenti d’archivio però informano che un oratorio dedicato a Sant’Antonio esisteva almeno già un secolo prima. Il titolo di Sant’Antonio Abate in Ossola infatti è molto più antico di quello di Sant’Antonio da Padova. Si può debitamente supporre quindi che il primo oratorio costruito nel XV secolo fosse dedicato esclusivamente a Sant’Antonio abate e solo successivamente, dopo un rifacimento dello stabile, fu aggiunta anche la titolazione a Sant’Antonio da Padova.
Arte
L’interno dell’edificio è un vero e proprio trionfo di decorazioni a stucco, dominato dall’altare che, in una elaborata cornice con frontone spezzato reca al centro la colomba dello Spirito Santo ed è sormontato dalle figure di Gesù Bambino entro conchiglia e del Padre eterno benedicente: una singolare maniera di rappresentare la SS. Trinità. In questa ricca cornice si inserisce la pala d’altare con i due Sant’Antonio in adorazione del Bambino Gesù tra nuvole ed angeli, opera della fine del XVII secolo, dono della famiglia Ferino. Lungo le pareti dell’edificio si conservano altre due raffigurazioni dei santi titolari, l’una, la più antica, li unisce alla Madonna di Loreto (inizi secolo XVII), l’altra del 1845, opera di Giovanni Maria Piazza con la Madonna delle Grazie.
Notevole è l’affresco sulla parete settentrionale che raffigura il Compianto sul Cristo Morto che riprende la “Pietà” di Annibale Carracci.
Le volte sono ornate da medaglioni ad affresco entro cornici in stucco con i due Santi e miracoli di Sant’Antonio da Padova, opera di Carlo Mellerio, datate nei cartigli al 1685 e al 1689.
Ai lati del portale d’ingresso sono collocati due grandi dipinti di Giuseppe Mattia Borgnis, originariamente destinati alla parrocchiale, che rappresentano momenti della vita dei SS. Giacomo e Cristoforo (1727).
Devozione
La dedicazione congiunta di questo oratorio ai due Sant’Antonio è cosa non usuale: le feste che vi vengono celebrate sono quindi due S. Antonio Abate il 19 gennaio con la S. Messa e la benedizione del pane, S. Antonio da Padova il 13 giugno con la benedizione dei fiori. Le speciali benedizioni celebrate a Craveggia affondano il loro significato nelle caratteristiche e nella storia dei due santi. Sant’Antonio abate, eremita egiziano vissuto nel III secolo, è sempre stato nei secoli considerato protettore dall’herpes zoster (detto fuoco di Sant’Antonio) e, nella civiltà rurale di un tempo, anche protettore degli animali domestici e del maiale in particolare, che i suoi monaci avevano il permesso di allevare liberamente, anche entro le mura delle città, perché utilizzato per il sostentamento dei malati. Il pane si lega alla figura del santo che per lunghi anni visse nel deserto nutrendosi solo di pane e acqua e la tradizione vuole che il pane benedetto di S. Antonio preservi uomini e animali dalle malattie.
Sant’Antonio da Padova (Lisbona 1195-Padova 1231) è invece noto per la sua vita di purezza e povertà sulle orme di S. Francesco, per la sua predicazione convinta e per gli innumerevoli miracoli che compì. A sottolineare le sue caratteristiche di profonda dottrina e purezza di cuore, viene rappresentato sovente con un libro ed un giglio (così anche nelle varie pale di Creveggia). Forse da questa associazione con il fiore del giglio deriva la tradizione craveggese della benedizione dei fiori nella sua ricorrenza.