Un oratorio dedicato a Santa Caterina martire fu costruito a Vocogno sin da epoca molto antica e lo troviamo menzionato per la prima volta in un documento del 1484. L’importanza dell’oratorio per la comunità di Vocogno portò nel 1568 alla consacrazione di un attiguo cimitero, così che gli abitanti non dovessero più recarsi per le sepolture a Santa Maria. Si trattò di un primo passo verso l’autonomia dalla chiesa matrice, che venne sancita con l’erezione a parrocchia per decreto del 15 marzo 1573 del Cardinale Serbelloni, vescovo di Novara. Nel Seicento nacque l’esigenza di ampliare l’edifico sacro, nel 1658 venne quindi abbattuto l’antico oratorio e costruita la Parrocchiale di Santa Caterina, ultimata nel 1660 e consacrata nel 1690.
Arte
L’interno è ad unica navata e accoglie lungo le pareti laterali il battistero e tre altari, oltre all’altare maggiore. Quest’ultimo è dedicato alla patrona Santa Caterina, è in marmo e fu costruito nel 1767, a sostituire l’antico in legno (le statue di santa Caterina e di San Rocco visibili oggi in chiesa appartengono probabilmente all’antico altare). Gli affreschi del presbiterio, rappresentanti la condanna a morte e il transito di Santa Caterina sono dei pittori Antonio Cotti e Bernardino Peretti dipinti nel 1885.
Il primo altare laterale a destra del presbiterio è dedicato a San Giuseppe e a Sant’Antonio da Padova. L’ancona conserva una tela di pregio rappresentante lo Sposalizio della Vergine Maria che fu dipinta nel 1660 dal pittore fiorentino Luigi Reali. Il secondo altare a destra, sede del Battistero, è dedicato a San Rocco e fu costruito nel 1871.
A sinistra abbiamo l’altare dedicato alla Madonna del Rosario, appartenente alla Chiesa precedente, in cui sono ricavate le 15 tavolette di rame con dipinti i misteri del rosario. Il secondo altare a sinistra è poi dedicato ai santi Andrea e Carlo. La pala con la croce e i Santi Andrea e Carlo adoranti e ai lati i ritratti di Andrea Fornara e sua moglie nel caratteristico costume seicentesco è del 1620. Sopra la porta maggiore è l’organo, donato nel 1759 dal dottor Gian Antonio Violino, restaurato dal Bernasconi nel 1904.
Devozione
La tradizione descrive Caterina come una bella diciottenne cristiana, figlia di nobili, abitante ad Alessandria d’Egitto. Qui, nel 305, arrivò Massimino Daia, nominato governatore di Egitto e Siria. Per l’occasione si celebrarono feste grandiose e sacrifici alle divinità pagane. Caterina invitò Massimino a riconoscere Gesù Cristo come redentore dell’umanità e rifiutò il sacrificio. Non riuscendo a convincere la giovane a venerare gli dèi, Massimino le propose il matrimonio. Al suo rifiuto la condannò a una morte orribile: una grande ruota dentata avrebbe dovuto fare strazio del suo corpo. Un miracolo la salvò: la ruota si ruppe ed il governatore la fece decapitare. Secondo la leggenda gli angeli portarono miracolosamente il suo corpo da Alessandria fino al Sinai, dove ancora oggi l’altura vicina a Gebel Musa (Montagna di Mosè) si chiama Gebel Katherin. La santa, che viene rappresentata di solito con una ruota spezzata come simbolo identificativo, viene festeggiata il 25 novembre.