Già nel 1300 si hanno notizie di un oratorio dedicato a S. Giacomo, a fianco del quale nel 1409 venne edificata una chiesa dedicata ai SS. Giacomo e Cristoforo. Nel XVI secolo venne attuato un primo ampliamento dell’edificio, che nel 1519 venne eretto a parrocchia autonoma rispetto a S. Maria Maggiore. La nuova chiesa, a tre navate e molto più ampia, venne consacrata nel 1609. La grande chiesa attuale è però frutto di una terza edificazione, avvenuta tra il 1731 ed il 1734 ad opera del capomastro valsesiano Giovanni Tamiotti su disegno dell’architetto romano Marco Bianchi, e resa possibile dalla generosità dei craveggesi emigrati, come ricorda anche l’iscrizione posta in una nicchia sul retro dell’edificio. La nuova chiesa fu consacrata nel 1770. Essa ricevette inoltre nel tempo numerose e importanti donazioni dai craveggesi emigrati, quali le reliquie di S. Faustino e gli arredi e paramenti sacri, per lo più provenienti dalla Francia, che costituiscono oggi quello che viene definito “tesoro di Craveggia”, esposto presso la sacrestia.
Arte
La tradizione vuole che sia stato il grande pittore craveggese Giuseppe Mattia Borgnis a fornire al progettista il disegno definitivo della chiesa come la si vede oggi, ispirandosi a san Salvatore di Venezia. La chiesa, sontuosa, è a tre navate. Le navate laterali hanno in capo due cappelle: quella della Madonna del Rosario e quella di San Faustino, che conserva le reliquie del martire. Nella volta del presbiterio il citato Borgnis affrescò La Gloria dei Santi Giacomo e Cristoforo; ai lati dell’altare La Natività e l’Adorazione dei Magi; nel grande catino centrale il Paradiso, contornato dai Quattro Evangelisti; nella volta della Navata centrale la Pentecoste. La navata destra, oltre alla cappella del Rosario, ospita le cappelle del Crocefisso o di San Pietro, di San Domenico e di San Carlo. Nella navata sinistra, oltre alla Cappella di San Faustino e del SS. Nome di Gesù, si trovano le cappelle di San Giuseppe, di San Rocco e San Filippo Neri e infine la Cappella del Fonte battesimale. Lungo le pareti, tra le cappelle, sono appese grandi tele ad olio che raffigurano episodi della vita dei SS. Giacomo e Cristoforo, per la maggior parte opera del Borgnis. Le due interessanti vetrate del coro (Francia fine ‘800) rappresentano la processione dell’Addolorata intorno alla chiesa di Craveggia e i Devoti intorno all’Addolorata.
Una serie di affreschi di Lorenzo Peretti orna il porticato: sulle lunette dei portali laterali le figure dei due santi cui è intitolata la chiesa, nella volta l’Incoronazione della Vergine circondata da Santi.
Devozione
La devozione ai Santi Giacomo e Cristoforo è antica nell’Ossola e, dal momento che entrambi i santi sono considerati protettori dei pellegrini e dei viaggiatori, non sembra causale che siano così importanti per Craveggia, paese di emigranti. San Giacomo è l’apostolo di cui si narra che fu predicatore itinerante e diffuse il Vangelo in tutta Europa, giungendo fino in Spagna, lungo le coste dell’Atlantico, dove la tradizione vuole sia stata ritrovata nel Medioevo la sua tomba nel sito che verrà chiamato in suo onore Santiago. Per la sua vita itinerante è raffigurato come pellegrino con il bastone, la conchiglia e la borraccia, sovente anche il cappello, ed è considerato appunto patrono dei pellegrini. San Cristoforo è invece un martire del III secolo, che, secondo la leggenda, seguendo anche l’etimologia del suo nome (in greco “portatore di Cristo”), avrebbe trasportato sulle spalle attraverso un torrente impetuoso il Bambin Gesù. Da questo episodio trae origine il suo patronato rivolto a pellegrini, viaggiatori e, in tempi più recenti, automobilisti e ferrovieri. La sua immagine gigantesca, con il Bambino in spalla, veniva rappresentata sulle facciate delle chiese perché potesse essere vista anche da distanza dai pellegrini i quali, pregandola, potevano essere liberati da ogni possibile pericolo sul loro cammino. Entrambi i Santi vengono festeggiati il 25 luglio.