Traffiume, oggi frazione di Cannobio, ma comune autonomo fino al 1929, deve il suo nome alla posizione presso l’attraversamento sul fiume Cannobino. Si tratta di un insediamento che unisce i caratteri dell’edilizia rurale montana all’eleganza di palazzi e abitazioni signorili, costruite dagli esponenti di famiglie migranti. Tra gli edifici più eleganti è da annoverare anche la chiesa parrocchiale che, con il suo campanile indipendente, si erge maestosa ai margini dell’abitato. L’alta facciata culmina in un fastigio curvilineo con pinnacoli di gusto barocco ed è cinta su due lati da un portico colonnato.
La più antica fonte scritta che menzioni l’edificio è un atto di procura del 1233 redatto sotto il porticato della chiesa. La prima accurata descrizione è invece contenuta nel resoconto della visita pastorale del 1567 effettuata da due delegati dell’arcivescovo Carlo Borromeo. La chiesa era detta di Santa Maria del Castello, denominazione che la collega a una verosimile preesistente struttura fortificata. Sui lati occidentale e meridionale esisteva, come oggi, un vestibolo col soffitto a volte sostenute da colonne di granito, la cui costruzione potrebbe risalire al XVI secolo, poiché alcuni dei peducci intagliati in pietra che sostengono le volte recano incise le date 1546 e 1554.
Nelle murature meridionali e settentrionali della navata e del presbiterio, nel frontespizio e nel vestibolo si riconoscono resti murari della chiesa precedente i rifacimenti settecenteschi, mentre all'interno della “Scuola” (cappella invernale) e sotto il porticato meridionale si vede il paramento originario in conci regolari di pietra. Tale muratura è anteriore al vestibolo che le si addossa, come attestano un oculo sopra la porta di ingresso e alcuni frammenti di affreschi con teste di santi, databili al XIII secolo, coperti dal tetto del portico. Forse relativo a una fase romanica dell’edificio è anche il concio in pietra scolpito con una testina rinvenuto in reimpiego nella muratura esterna della sacrestia.
Nel corso del XVI e XVII secolo le trasformazioni si limitarono all’assetto interno della chiesa, mentre tra il 1760 e il 1761, come testimoniato da un’iscrizione sopra una delle porte laterali, fu intrapresa un’importate ristrutturazione, con innalzamento dell’edificio e ingrandimento del presbiterio. Nel 1879 fu rialzato il pavimento del presbiterio e fu decorato a mosaico veneziano.
Nel 1889 fu costruita a sud del presbiterio, inglobando una parte del vestibolo, la «Scuola dei Confratelli», grazie ad un lascito di Francesco Carmine.
A sud, staccato dalla chiesa, sorge il campanile, documentato nel XVI secolo, ma rialzato nel 1806 e dotato di campane nel 1810.
Arte
Il più antico segno d’arte è una statua lignea tardogotica della Madonna delle Grazie del XV secolo.
La navata principale è coperta da due volte a crociera, ai cui lati si aprono tre cappelle con volte a botte. A sinistra dell’ingresso si trova quella con il fonte battesimale, dalla quale, per mezzo di una scaletta, si sale all'organo posto sopra l’ingresso; poco oltre, sempre sulla sinistra, si trova la cappella con la pala raffigurante la Flagellazione e, di fronte ad essa, sul lato destro, quella con l’incontro di Gesù con la Veronica. Entrambe le tele con gli altari barocchi in marmi colorati furono acquistate a Milano nel 1787 dalla soppressa chiesa di Santa Radegonda.
Un arco trionfale raccorda la navata al presbiterio, a pianta rettangolare con volta a cupola, al quale si collega, a nord, la sacrestia con volta a botte e, a sud, la “Scuola dei Confratelli”, locale con volta a botte con una lunetta, collegato a sua volta alla cappella laterale della Veronica.
L’altare maggiore marmoreo e le balaustre che separano la zona del presbiterio sono opera di maestranze viggiutesi del 1779. Sulla parete di sinistra del presbiterio si trova un prezioso armadio per le reliquie in legno intagliato, opera di Bartolomeo Tiberino della metà del XVII secolo. Di bottega aronese e della stessa epoca è anche il pulpito in legno scolpito.
Devozione
La ricorrenza della Purificazione di Maria, cui è intitolata questa chiesa, si celebra a chiusura del ciclo natalizio il 2 febbraio. Per gli ebrei la legge mosaica prescriveva che le donne quaranta giorni dopo il parto dovessero compiere una purificazione, offrendo al Tempio di Gerusalemme un sacrificio di espiazione. Come raccontato nel vangelo di Luca, Maria compì, insieme ai riti di purificazione per sé, la Presentazione al Tempio di Gesù. Tale festa è detta anche Candelora, perché da tempo immemorabile in quel giorno si usa benedire le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”, come venne chiamato dal vecchio Simeone al momento dell’incontro all’interno del Tempio, insieme all’anziana Anna. È tradizione diffusa per i fedeli conservare le candele benedette in casa per accenderle in occasione di malattie, morte o temporali.
In occasione della ricorrenza patronale a Traffiume, durante le celebrazioni una ragazza impersona la Madonna che si reca al tempio, portando in braccio la statua del Bambino Gesù.