Tra i paesi della Valle Cannobina Gurro è l’unico che ad oggi abbia restituito testimonianze archeologiche di una frequentazione che risale ad età romana, grazie a una necropoli scoperta nel 1882. Nel nucleo abitato, abbarbicato sul versante montuoso a 800 m slm, la grande chiesa parrocchiale della Natività di Maria sorge sulla piazza principale, che offre un balcone panoramico da dove la vista spazia sulla valle sottostante. L’edificio, con campanile indipendente, presenta in facciata la partizione in tre navate dell’interno, con il blocco centrale più alto, e le due ali più basse. Nella lunetta sopra il portale d’ingresso è raffigurata ad affresco la Nascita di Maria.
La chiesa di Gurro è citata per la prima volta nel 1336 come “Ecclesia S. Mariae in Gurro” e definita “antiquissima”, la sua origine deve quindi essere precedente. La struttura originaria venne ampliata più volte nel corso del tempo. Nel 1616 il cardinal Federico Borromeo accolse la richiesta della popolazione di Gurro e la rese parrocchia autonoma da Orasso.
Tra il 1739 e il 1747 fu ricostruita in forme ampliate, che corrispondono all’attuale navata centrale. Era munita di un piccolo campanile che venne demolito nel 1743, per ricostruirne uno più grande, terminato nel 1759. La chiesa fu allargata nuovamente alla fine dell’Ottocento con l’aggiunta di due navate laterali. All’inizio del ‘900 il parroco don Angelo Cottini eseguì diverse migliorie, tra cui la posa di una nuova lastra d’altare in marmo, di gradini in marmo per gli altari laterali e acquistò diverse statue, tra le quali quella della Madonna Pellegrina, posta nella nicchia sulla parete di fondo del presbiterio.
Arte
L’altare maggiore, allestito nel 1823 con elementi donati da migranti, è opera settecentesca di maestri di Viggiù, che presenta due sculture marmoree di angeli e un tabernacolo in marmo di Carrara. La tradizione dice che quest’ultimo sia stato portato in paese da gurresi che abitavano a Milano, per salvarlo dalle dispersioni avvenute a seguito delle soppressioni di ordini religiosi di fine Settecento. Il tabernacolo è sormontato da un tempietto in marmo, decorato con fregi, angeli e un pellicano, simbolo dell’Eucaristia. La piccola porta in rame è stata realizzata dai cesellatori gurresi M. Gaetano e G. Bassi, operanti a Milano.
La navata laterale sud fu realizzata nel 1884. In essa si trova la cappella dedicata a S. Antonio da Padova, in cui la statua del santo è alloggiata entro altare ligneo barocco del XVII secolo. La navata nord ospita la cappella della Madonna del Carmine analogamente collocata in una ricca ancona lignea di tardo Seicento. Entrambe le ancone si devono a qualche bottega verbanese/aronese.
I bracci del transetto furono sistemati nel XIX secolo. Quello di destra accoglie su una parete due statue lignee del Seicento di S. Antonio abate e S. Giovanni Battista e una cappella di fondo dedicata alla Madonna Addolorata, chiusa da cancellata in ferro battuto. Qui trova posto un notevole gruppo ligneo con la Pietà del XVI secolo, dono fatto nell’Ottocento dagli emigranti gurresi Dresti, genitori del parroco Antonio Dresti. Al di sopra gli affreschi di Antonio Zanni propongono la scena della Deposizione di Cristo dalla croce.
Il braccio di sinistra accoglie alle pareti una grande tela seicentesca con San Carlo Borromeo, una nicchia con S. Giuseppe e un altare del Sacro Cuore di Gesù. Presso l’ingresso si trova la cappella del Battistero.
Gli affreschi delle volte sono opera del XIX secolo del pittore Antonio Zanoni di Cavaglio.
Le vetrate dei bracci del transetto con figure di angeli e del Cristo risorto sono del 1983-4.
Devozione
La festa della Natività di Maria si celebra l’8 settembre fin dal VII secolo. Maria è, con Gesù e S. Giovanni, l’unica figura della Chiesa di cui si festeggi la nascita terrena e non solo quella alla vita celeste. La nascita di Maria è infatti premessa alla venuta del Messia e dunque evento che, nelle chiese orientali, apre l’anno liturgico. La fonte più antica che illustra la nascita e l’infanzia di Maria è costituita dal Vangelo apocrifo di Giacomo, forse risalente al II secolo. La ricorrenza è stata introdotta nel calendario liturgico da papa Sergio I, per sottolineare come la nascita della Madre rappresenti la promessa della venuta del Messia, e Maria sia come l’aurora che precede il Sole di giustizia. A Gurro, la sera precedente la domenica di settembre in cui si solennizza la festa, si svolge una processione in cui i bambini portano la piccola statua di Maria Bambina. Oltre alla festa patronale è molto sentita la celebrazione in onore della Madonna del Carmelo. Il sabato sera si svolge la processione con la statua della Vergine lungo le vie del paese, mentre la mattina seguente viene cantato il “Messone”. Si tratta di una celebrazione accompagnata da lunghi canti in latino dalla particolare melodia che, fortunatamente conservata, sono cantati dalla popolazione.