La grandiosa chiesa che oggi si incontra in posizione centrale nel nucleo abitato di Viggiona è frutto della volontà dei viggionesi di dotarsi di un luogo di culto prossimo alle abitazioni e dall’aspetto imponente. Si tratta di un cantiere pienamente barocco, che ha previsto la costruzione ex novo dell’edificio a partire dalla fine del Seicento. La facciata, alta e solenne propone un timpano contornato da cornici a dentelli ed è mossa da lesene e cornici marcapiano, tra le quali in due nicchie si trovano affreschi dei Santi Pietro e Paolo; l’elegante portico introdotto da un arco a serliana è sormontato da un fastigio curvilineo con pigne e pinnacoli che si elevano agli angoli, al centro entro riquadro la figura di S. Maurizio.
Nella visita pastorale del 1640 compare per la prima volta l’accenno alla possibilità di costruire una nuova chiesa all’interno del paese di Viggiona, in luogo della vecchia, lontana dal centro abitato. La prima pietra venne posata il 15 agosto 1689. Nel 1695 il prosieguo dei lavori, che avevano preso avvio dalla cappella maggiore, è affidato a Giuseppe Barozzi di Maccagno Superiore; qualche anno più tardi, nel 1703, interviene un'altra figura, Andrea Zotti, di Montegrino Valtravaglia, che si impegna a portare avanti la costruzione.
La nuova chiesa ha un’unica ampia navata, sulla quale si aprono diverse cappelle laterali, ognuna dotata di un singolo altare. L’elemento architettonico che più risponde al gusto barocco è il portico addossato alla facciata, che gli accordi del 1695 avevano affidato all’estro del Barozzi.
La nuova chiesa giunta a completamento viene consacrata nel 1749.
Nel 1760 viene realizzato l’altare del Crocifisso. Nel 1880 viene posto nella cantoria l’organo dei fratelli Scolari.
Il campanile era invece stato edificato prima della chiesa, tra il 1569 e il 1576, da mastro Domenico Gallotti di Cinzago. Nel 1949 fu acquistato l’attuale orologio, in sostituzione del precedente distrutto da un fulmine.
Arte
Il presbiterio è dominato da un altare marmoreo con angeli in marmo bianco, citato come “nuovo” nel 1749 all’epoca della consacrazione. Esso presenta stile avvicinabile ai modelli dei Maestri di Viggiù ed è sormontato da un baldacchino che sorregge un “Padiglione alla Reale”, un grande tendaggio in “broccadello”. Presso il presbiterio è collocata una scultura lignea cinquecentesca della Pietà, proveniente dalla chiesa Vecchia.
Lungo la parete di sinistra troviamo la cappella del Battistero con ciborio battesimale del 1611, proveniente dalla chiesa Vecchia fu realizzato da Benedetto Correta. Segue la cappella di S. Antonio da Padova, benedetta nel 1721, che presenta ancona con cornici e coronamenti a stucco con figure di angeli entro cui si trova la statua lignea del santo di bottega aronese del XVIII secolo.
Infine la cappella della Madonna del Rosario in cui la statua lignea della Vergine, opera dello scultore trentino Leonardo Gaggia (fine XIX secolo), è inserita in un altare in marmi e stucchi con ancona incorniciata di tondi in rame con i Misteri del Rosario.
Lungo la parete di destra si incontra dapprima la cappella del Crocifisso, con imponente altare e ancona in marmi policromi sormontata da angeli realizzata da Onorato Buzzi di Viggiù attorno al 1760, entro la quale è esposto un crocifisso ligneo del XVII secolo, proveniente dalla chiesa vecchia. Segue la cappella delle Anime purganti o dei “Morti”, con pala d’altare che raffigura Cristo risorto che appare alla Vergine, al di sotto anime del Purgatorio, inserita in ancona con colonne marmoree a fusto liscio e coronamento con clipeo centrale con simboli della morte; l’altare con paliotto in scagliola richiama una precedente dedicazione a S. Carlo Borromeo.
L’ultima cappella, un tempo dedicata al Crocifisso con i Santi S. Carlo Borromeo, Rocco e Sebastiano, raffigurati in una tela, è oggi stata riallestita collocando come pala un grande mosaico di Valter Ferrarini e dedicato a santa Gianna Beretta Molla.
Lungo la parete meridionale è collocato anche un notevole pulpito ligneo scolpito, datato 1618, realizzato dai fratelli Zampatini di Viggiona e proveniente dalla chiesa vecchia.
Devozione
San Maurizio fu, secondo il racconto agiografico, un generale dell’impero romano, a capo della legione Tebea, reclutata nei pressi della città egiziana di Tebe, in Egitto. I militi vennero impiegati in azioni militari a nord delle Alpi e in seguito al loro rifiuto di compiere un sacrificio pagano prima di una battaglia o, secondo altra tradizione, di intraprendere azioni punitive contro i cristiani locali, sarebbero stati martirizzati sul posto, durante la decima persecuzione di Diocleziano nel III secolo d.C. Il luogo dell’eccidio era nei pressi di Agaunum in Raetia, ove sorge oggi la cittadina di Saint Maurice-en-Valais, in Svizzera, e dove si trova un’abbazia dedicata al santo. Maurizio viene raffigurato tradizionalmente nella sua armatura di soldato, a volte a cavallo. La festività ricorre il 22 settembre.
Nella chiesa di Viggiona ha assunto una notevole importanza la figura di S. Gianna Beretta Molla (Milano 1922-28 aprile 1962). La giovane donna, medico chirurgo specialista in pediatria, madre di tre figli avuti con l’ingegner Pietro Molla, fu proclamata beata nel 1994 e santa nel 2004 da Papa S. Giovanni Paolo II, a motivo della coraggiosa scelta di mettere al mondo la quarta figlia, Gianna Emanuela, sebbene le fossero state diagnosticate gravi complicazioni per la sua stessa sopravvivenza. La famiglia Beretta Molla era solita trascorrere lunghi periodi di vacanza a Viggiona.