La chiesa di Santa Croce sorge lungo la strada litoranea, vicino al lago. L’edificio si presenta con eleganti forme neoclassiche, con pianta a croce greca, preceduta da un portico e affiancata da uno snello campanile.
La costruzione di una chiesa dedicata alla S. Croce e a S. Matteo fu promossa da un sacerdote originario di Ronco, che esercitò come parroco a Milano S. Babila, don Matteo Baraini, alla fine del XVII secolo: è citata nei documenti fin dal 1699 – ma dovette essere edificata almeno venti anni prima, poiché il sacerdote che ne fu promotore morì a Ronco, dove si recava in vacanza, nel 1679.
Il patronato della chiesa in seguito passò alla famiglia Solero di Luino.
Il campanile a una campana venne costruito nel 1773, come indica una lapide murata su di esso, a spese di benefattori ed abitanti della Punta di Ghiffa. Nel 1775 la chiesa venne ingrandita e abbellita.
A partire da metà Ottocento, poiché la costruzione della strada litoranea nel 1854 comportò la conversione in scuderia di un’altra antica chiesa dedicata a S. Lorenzo, di proprietà della famiglia Ambrosini-Spinella, costoro, in compensazione della conversione della loro cappella, si impegnarono ad abbellire S. Croce con il rifacimento degli altari, lavoro che verrà terminato nel 1876. Dal 1954 S. Croce è parrocchia autonoma. Nel 1958 il vescovo mons. Gilla Vincenzo Gremigni consacra la mensa del nuovo altare maggiore e la pietra sacra dell’altare del Sacro Cuore, includendovi le reliquie dei santi martiri Severo, Simplicio, Tranquillo e Placida.
Arte
L’edificio presenta pianta a croce greca e alto tiburio all’incrocio dei bracci. L’altare principale in marmi colorati con cornici dipinte a trompe l’oeil ad imitazione di stucchi, accoglie entro una nicchia un Crocifisso ligneo a braccia mobili del XV secolo trasportato dalla vicina cappella della Punta, che pare fosse proveniente in origine dalla distrutta chiesa di S. Lorenzo.
Nei bracci laterali, trovano posto gli altari, oggetto di rifacimenti a fine Ottocento, dell’Immacolata e del Sacro Cuore. A sinistra la cappella dell’Immacolata, oltre alla statua della Vergine, accoglie alla pareti due importanti tele, l’una con l’Esaltazione della Croce di Carlo De Notaris, pittore del XIX secolo originario di Trobaso, l’altra, di autore anonimo del Seicento, con il Matrimonio mistico di Santa Caterina, restaurata nel 2021.
L’altare del Sacro Cuore invece è impreziosito dalla tela barocca con l’Omaggio al Bambino da parte di Santa Teresa firmato G. Nuvolone (Giuseppe Nuvolone, Milano 1619-1703).
L’arioso tiburio è dipinto ad affresco con cornici architettoniche a trompe l’oeil e, negli angoli, i simboli degli Evangelisti.
Devozione
La festa patronale di S. Croce è celebrata nella ricorrenza della Esaltazione della Croce, che vuole sottolineare la centralità del mistero della croce nella teologia cristiana e si tiene il 14 settembre, in ricordo del ritorno della preziosa reliquia della Croce a Gerusalemme, sotto l’imperatore Eraclio, dopo che i Persiani l’avevano sottratta. Durante i festeggiamenti a Ghiffa si svolge un rituale molto particolare, detto della “barchetta”: nel corso della messa domenicale viene presentato in chiesa per essere benedetto un piccolo burchiello, la barca da pesca e da trasporto tradizionale del lago, ricolmo di doni e ornato con fiori e frutti. Questa usanza risale a un’antica leggenda, secondo la quale il 13 settembre 1848, vigilia della festa della Esaltazione della S. Croce, sul lago ci fu una grossa bufera, che causò a un pescatore la perdita della barca, strappata dalla riva dal forte vento. Egli fece voto che, se l’avesse ritrovata, ne avrebbe creata una più piccola da donare alla chiesa. Presto, cessato il vento, l’uomo non solo ritrovò la barca, ma trovò anche le reti colme di pesci. La barchetta ancora oggi viene sospinta in chiesa ricolma di doni da offrire all’incanto: essa è custodita e mantenuta fin dall’Ottocento dalla famiglia ghiffese Berta-Calastra e dai loro attuali eredi.