Su un’altura che domina il paesaggio circostante non lontano dal nucleo abitato di Gonte sorge l’oratorio di S. Carlo Borromeo, come solida e ampia costruzione in pietra intonacata, oggi sita presso il cimitero comunale fondato nel 1835.
L’ampio oratorio a navata unica dedicato a San Carlo Borromeo fu eretto in un breve giro di anni a partire dal 1634 con conclusione dei lavori nel 1673, sotto il primo parroco di Oggebbio Giovan Maria Tedesco, del quale è scolpito lo stemma sulla portina d’un armadio della sacrestia. L’informazione è richiamata, all’interno, in un’epigrafe murata nella navata: DOM - Oratorium Deo et BMV ac S. Carolo dicatum cuius primum lapidem Pbr. Io. Maria Tedescus mergotiensis primus Ogebij curatus applaudente populo ex terrisque permulti accurrentibus posuit die 6 martij 1634. (Oratorio dedicato a Dio, alla Beata Vergine e a S. Carlo, di cui pose la prima pietra il sacerdote Giovan Maria Tedesco, mergozzese, primo curato di Oggebbio, col plauso del popolo e il concorso di molti dal territorio nel giorno 6 marzo 1634).
Nel 1835 gli venne costruito a fianco il nuovo cimitero.
Arte
L’area presbiteriale è illuminata da una finestra a serliana aperta nella parete di fondo e dominata dall’altare barocco affiancato da colonne in marmo nero di Arzo con capitelli corinzi, abbinate a cariatidi e candelabre di frutti e nastri in stucco e sormontato da un fastigio a timpano spezzato su cui poggiano angioletti, secondo stilemi che rimandano a maestranze luganesi attive nel Verbano attorno alla metà del Seicento. Nella cornice pure riccamente modellata in stucco con trine, panneggi e testine alate è inserita la pala d’altare con S. Carlo Borromeo in gloria tra angeli.
Nelle cornici a stucco con girali che decorano le pareti laterali sono inseriti entro cartigli il motto borromaico Humilitas e altri simboli araldici legati alla famiglia Borromeo: si riconoscono il morso equino, con il motto “Posuit in os”, introdotto nello stemma dopo il 1487 a ricordo della fermezza con cui Giovanni I Borromeo impedì agli Svizzeri l’invasione del Ducato di Milano a Crevoladossola, il dromedario, che rimanda alle virtù di pazienza e devozione, un monte a tre punte col motto “Immobilis manet”, simbolo anch’esso di irremovibilità, il bastone vescovile e il motto “Notas facit vias” (Ha insegnato la via), come rimando all’attività pastorale di San Carlo.
Devozione
San Carlo Borromeo, figlio di Giberto II Borromeo e Margherita Medici di Marignano, nato ad Arona nell’ambito della potente famiglia feudataria del Lago Maggiore, è forse il santo più venerato nel Verbano. Alla morte del padre gli fu richiesto dalla famiglia di prendere il controllo degli affari domestici, ma egli volle privilegiare la vita religiosa. Nel 1563 venne ordinato sacerdote e subito dopo consacrato vescovo. Partecipò alle ultime fasi del Concilio di Trento, diventando uno dei maggiori promotori della Controriforma. Successivamente divenne arcivescovo di Milano, e si prodigò instancabilmente per il bene del gregge che gli era stato affidato, anche compiendo diverse visite pastorali nel vasto territorio della diocesi. Morì nel 1584 a Milano lasciando il suo patrimonio ai poveri. Fu proclamato beato nel 1602 e canonizzato il 1 novembre del 1610; la ricorrenza cade il giorno dopo la sua morte, il 4 novembre.
Info
Apertura: l’oratorio è chiuso, l’apertura può essere richiesta alla parrocchia di Oggebbio tel. 0323 48168