L’edificio che si affaccia sul piazzale della frazione principale del paese è ampio e presenta forme rinascimentali con un grande portico a tre fornici in facciata, che sostiene il soprastante locale della cantoria. Maestoso e slanciato è anche campanile con cinque campane, che, con i suoi circa 45 metri viene indicato come il più alto di questa regione del Verbano. In effetti la sua sagoma si anche osserva da lontano svettare sulle pendici terrazzate di Oggebbio. Dalla posizione occupata dalla chiesa si gode, come consueto nel territorio verbanese, di un’ampia vista sul lago.
La chiesa di S. Pietro “di Ogiabio” è citata fin dal 1231 come dipendenza del capitolo di San Vittore di Intra, legata alla degagna di San Maurizio di Ghiffa. L’edifico ha senz’altro origine romanica, ma del primitivo impianto non resta nulla, poiché fu completamente ricostruito, con interventi a più riprese a partire dal XVI secolo. La data 1580 incisa sulla chiave di volta dell’arco e sull’architrave della porta di destra, si riferisce forse all’ampliamento che ha portato la chiesa a tre navate.
Nel 1606 la chiesa fu eretta a parrocchia autonoma, di cui il primo parroco fu Giovan Maria Todesco di Mergozzo.
Ai primi dell’Ottocento, per iniziativa di don Lorenzo De Nicola (1803-1815), si procedette ad un ingrandimento con l’allungamento della chiesa nella zona presbiteriale e la costruzione di una nuova abside poligonale.
Lo stesso parroco promosse nel 1814 la costruzione del nuovo altissimo campanile presso la facciata, in sostituzione di quello antico, che, trovandosi dietro alla chiesa, venne demolito con gli ampliamenti; nel 1818 fu dotato di 5 campane della fonderia Mazzola in Valduggia.
Nel 1870 venne costruita la nuova sacrestia a destra del presbiterio, mentre nel 1894 fu completamente rinnovata la decorazione ad affresco.
Nel 1970 sono stati intrapresi complessi restauri al campanile, mentre nel 2013-2014 è stata restaurata la copertura.
Arte
In facciata le lunette sopra i tre portali recano affreschi rinnovati nel 1894 e dedicati ai SS. Pietro e Paolo (al centro), alla Madonna con il Bambino (destra) e a S. Antonio da Padova (sinistra).
L’edificio è a tre navate con presbiterio poligonale, in cui sono posizionati altare e balaustra settecenteschi in marmi colorati. La decorazione ad affresco realizzata nel 1894 dai pittori Federico Castano e Pasquale Baroni propone nel coro, a sinistra dell’altare, un polittico in stile neogotico a trompe-l’oeil con la Vergine e i quattro santi principali della Diocesi di Novara, S. Gaudenzio, S. Lorenzo dal Pozzo, S. Giulio, S. Giuliano. A destra dell’altare è invece collocato l’organo in una cornice dipinta che simula una cantoria lignea.
Nella volta del presbiterio è dipinto su fondo oro il Cristo che dà le chiavi a S. Pietro; nelle lunette i busti dei santi protettori di ciascuna frazione di Oggebbio. Nella navata principale sono delineati i Padri della Chiesa. Lungo le pareti della navata di destra, dall’ingresso, si trova una grande tela seicentesca con Cristo che consegna le chiavi a S. Pietro, originariamente collocata come pala d’altare. A metà della navata si apre una cappella poligonale, realizzata a inizio Settecento per accogliere il Crocifisso, opera del 1708 dello scultore milanese Giovan Battista Antignati e del chierico Pietro Frasa (Milano 1680-1711), donato dai mercanti oggebbiesi operanti a Milano e trasportato a Oggebbio con grandi festeggiamenti nel 1712. Nella cappella, allestita con un altare in marmi policromi e un ricco apparato a stucco con i simboli della passione, sono esposti numerosi exvoto. Il Crocifisso fu infatti da subito considerato miracoloso.
In capo alla navata destra si trova l’altare della Madonna del Rosario, fatto erigere dall’omonima Compagnia, sul quale si trova una tela realizzata nel 1628 da Carlo Cane con la Vergine del Rosario, circondata da tondi con i Misteri, e, nella fascia inferiore i santi Caterina da Siena, Domenico e Carlo Borromeo e figure di devoti. Essa risulta donata dall’oggebbiese Guglielmo Morisetti. Ai lati dell’altare sculture di S. Liberata e S. Antonio da Padova.
Lungo la parete settentrionale si trova presso l’ingresso la cappella del Battistero, al centro la cappella di S. Anna ad abside poligonale, fatta erigere a sue spese da Emilio Girola, canonico del Duomo di Milano, con pala settecentesca della Natività di Maria entro cornice mistilinea. Le pareti sono state dipinte nel 1894 con figure di Evangelisti e santi.
In capo alla navata di sinistra si trova l’altare di S. Stefano con dipinto barocco del Martirio del santo.
In controfacciata due affreschi ritraggono l’uno il chierico Pietro Frasa, che consegna il Crocefisso ai mercanti di Oggebbio e l’altro il parroco Carlo Albanesi, che riceve il Crocefisso.
Devozione
“Pietro, tu sei pietra e su questa pietra io edificherò la mia chiesa” è il celebre passo del Vangelo che sancisce il primato di Pietro sugli altri Apostoli. In realtà, il suo nome era Simone, pescatore. Alla chiamata, lasciò la famiglia e seguì Gesù. È lui che dichiarò la sua fedeltà senza dubbi e senza esitazioni e poi rinnegò Gesù nella notte dell'arresto. Pietro raggiunse successivamente Roma e qui subì il martirio, crocifisso a testa in giù, durante gli anni dell’imperatore Nerone. L’individuazione delle sue raffigurazioni artistiche è affidata alle chiavi del Paradiso che tiene tra le mani. È spesso rappresentato insieme a San Paolo, come avviene anche sulla lunetta del portale della chiesa di Gonte. La ricorrenza è fissata al 29 Giugno.
La devozione al Crocifisso è testimonianza della pietà popolare che, soprattutto a partire dal XVII secolo, s’incentra sulla meditazione della Passione di Cristo, in cui i fedeli si identificavano nei momenti di sofferenza e di prova, spesso causate da guerre e pestilenze che, anche nei territori dell’alto Verbano, causarono vittime.