In uno spiazzo lungo la viabilità principale di mezza costa, all’intersezione di antichi percorsi di collegamento tra vari nuclei abitati dell’entroterra lacustre, in un’area un tempo prettamente agricola, sorge la semplice architettura dell’oratorio di S. Antonio abate con sobria facciata in cui si aprono una finestra a lunetta, il portale con tettuccio e, ai lati, le finestrelle devozionali. Il piccolo campanile è costruito a ridosso della facciata lungo la parete meridionale.
L’oratorio compare nella mappa teresiana del 1722, si presume dunque che sia sorto per lo meno dal Seicento, come attestano anche alcuni manufatti artistici conservati al suo interno. Nell’Ottocento sono testimoniati interventi di sistemazione degli interni a cura di don Antonio Polli, già sacerdote nella diocesi milanese, ma originario di Oggebbio, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Un’iscrizione dipinta in controfacciata ricorda interventi di restauro realizzati nel XX secolo a cura di famiglie di Oggebbio e di Sant’Agata di Cannobio: Ex munificentia populi et familiae Balsamo anno 1933 - Rifatta da D. Salietti e Fra. Vaccaro 1981 S. Agata; devozione Raineri Paolo S. Agata di Cannobio.
Arte
Nell’interno a navata unica con presbiterio quadrangolare, le decorazioni dipinte a finte architetture gotiche nel XIX e XX secolo sono poste in armonia a valorizzare la pala d’altare seicentesca con S. Antonio abate, che sovrasta l’altare in stucco dipinto a imitazione del marmo con tabernacolo in legno intagliato e paliotto in tela dipinta a motivi vegetali con al centro un medaglione con il santo titolare entro una grotta nel deserto.
Lungo la parete meridionale della navata si trova un Crocifisso ligneo del XVII secolo, in cui il corpo scarno del Cristo con il capo reclinato è reso ancora più drammatico dall’inserimento di capelli veri.
Devozione
Sant’Antonio abate, eremita egiziano vissuto nel III secolo, è sempre stato nei secoli invocato contro l’herpes zoster, detto fuoco di Sant’Antonio, e, nella civiltà rurale di un tempo, eletto protettore degli allevatori, degli animali domestici e del maiale in particolare, che i suoi monaci avevano il permesso di allevare liberamente, anche entro le mura delle città, perché utilizzato per il sostentamento dei malati. La sua ricorrenza cade il 17 gennaio: in passato quando la popolazione di Oggebbio era per lo più dedita all’economia agricola veniva tradizionalmente impartita in quel giorno la benedizione degli animali.
Nell’iconografia tradizionale proposta nell’Oratorio di Travallino vengono sintetizzate tutte le prerogative del santo, è infatti raffigurato in abiti monastici, col bastone cui è sospesa una campanella, affiancato dal maialino e dal fuoco.
Info
Apertura: in occasione della ricorrenza, in altri periodi su richiesta: parrocchia di Oggebbio tel. 0323 48168